mercoledì 18 luglio 2012

Via dalla pazza carta!



E' fatta. Ho avuto il mio battesimo della lettura in digitale.
Ho infatti terminato qualche ora fa di leggere anche il secondo dei due romanzi che, subito dopo aver ricevuto come regalo di compleanno (richiesto) un Kindle Touch, mi ero acquistato per l'occasione: "Senza luce" di Luigi Bernardi e "Satanisti perbene" di Susanna Raule. Mi hanno intrattenuto piacevolmente entrambi, ma anche ugualmente deluso. Non perché siano scritti male o altro, solo perché non sono libri per me.
Quello di Luigi nasce da una bella idea, è scritto molto bene (anche se "a lei le ha dato una grande soddisfazione" a me mi sembra sbagliato), con ritmo sincopato, asciutto, svelto, e i personaggi si fanno amare (o odiare) come si deve. Ma, uno, non è un libro di genere, e io sono invece un lettore (oltre che sceneggiatore-scrittore) principalmente di quel tipo di narrativa. Che ci volete fare, sono un'anima semplice. E, due, ha il finale aperto. Scelta azzeccatissima nel contesto dell'opera, ma - forse perché sono un ragioniere - a me piacciono i libri che funzionano come i bilanci: alla fine si fa la somma del Dare e dell'Avere, e si viene a sapere qual è l'Utile o la Perdita.
Il romanzo di Susanna, anch'esso ben scritto e con personaggi che ispirano simpatia, è invece di genere. No, pardon, di generi. Susanna ne ha usati due, mescolandoli. Quello giallo mi sta bene, mentre quello magico-esoterico-demoniaco-soprannaturale riesco a sopportarlo in telefilm come "Supernatural" o "Reaper" dove si parte dal presupposto che è tutto un gioco, ma da quell'ateo-razionalista che sono lo trovo fuori luogo abbinato a una storia di taglio sostanzialmente realistico. Ho cassato dal novero degli scrittori che leggo volentieri Åsa Larsson proprio perché ha "risolto" il suo romanzo poliziesco "Sentiero nero" con elementi soprannaturali, e riserverò dunque coerentemente lo stesso trattamento a Susanna... almeno finché scriverà di ispettori posseduti da un demonio.
In ogni caso, da oggi, per me il mondo è (un altro pochino) diverso. E, lasciando perdere i contenuti (nel frattempo mi sono accantonato per quel che resta dell'estate tre o quattro thriller scandinavi, un giallo a sfondo holmesiano, un Guccini-Machiavelli e qualche altra cosetta), devo dire che il passaggio dal cartaceo al digitale è andato benino. Devo prenderci ancora del tutto la mano, ma intanto rassicuro Patrizia Mandanici: anche tenendolo con una mano sola, il Kindle Touch si riesce a sfogliarlo agevolmente col pollice. Il fastidio è casomai un altro: ogni tanto invece di girare pagina si seleziona qualche riga, o un tocco involontario fa avanzare o retrocedere d'una pagina... noie comunque veniali. L'unica cosa nell'e-reader che mi fa rimpiangere il cartaceo (mica abbandonato del tutto: sulle mie librerie ci sono almeno una cinquantina di romanzi che aspettano ancora d'esser letti), è che non si può tornare indietro di trenta, cinquanta o cento pagine con una rapida, sapiente sfogliata per cercare qualcosa che vogliamo rivedere. Naturalmente il Kindle consente, in vari modi, di tornare indietro dove si vuole, ma è proprio quel gesto così familiare, maturato in decenni di pratica, che con gli e-book va completamente perduto. D'altronde non si può avere tutto, e i vantaggi mi sembrano compensare ampiamente le perdite. Pensate soltanto alla possibilità, in piena notte, di soddisfare la voglia di acquistare un libro (in qualsiasi lingua) ritrovandovelo a disposizione sul lettore nel giro di un minuto senza dover uscire di casa! E' proprio un altro mondo.


1 commento:

  1. E' vero, con il touch bisogna stare un pochino attenti , ma forse dipende anche dalla sensibilità dello schermo, non so, io ho un Sony 350 e non mi è quasi mai capitato di far girare le pagine accidentalmente - è anche vero che è l'unico ereader che ho testato bene.

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