lunedì 2 settembre 2013

Dottor Toninelli e Mister Zagor (seconda puntata)

In attesa che sulle pagine della Collezione Storica a Colori di Zagor appaia la mia seconda storia, due considerazioni sulla gestione delle ristampe in casa Bonelli. In via Buonarroti non è mai esistito il concetto di "Autore", almeno per quel che attiene alle serie mensili con personaggio fisso e in particolar modo relativamente ai disegnatori. Quando in redazione si riteneva che un collaboratore in qualche vignetta avesse fatto, per dire, un Tex troppo poco somigliante a quello del creatore Galleppini, o uno Zagor che si discostava esageratamente dalla matrice ferriana, nessuno si è mai preoccupato del rispetto della "mano" dell'autore in questione. Fotocopie, forbici e colla intervenivano prontamente ad appiccicare una faccia galleppiniana o ferriana al posto di quella "sbagliata", perché l'importante era che il lettore non si trovasse spaesato di fronte a un "altro" personaggio al posto di quello amato, e pazienza se per chi aveva più occhio lo stile del disegno del viso faceva a cazzotti con quello del resto della vignetta. Atteggiamento che ha una sua artigianale logica e che probabilmente è risultato pagante nei confronti dei lettori, la stragrande maggioranza dei quali non sono in grado di cogliere certi particolari né preparati a dare una valutazione artistica degli albi, ma interessati solo alla storia in sé.
Non c'è dunque da stupirsi se, dovendo affrontare un programma di ristampe, in casa Bonelli si sia spesso deciso di intervenire ad "aggiornare" le tavole originarie per adeguarle al "livello" del materiale inedito che andava in edicola in quel momento. Si sono così, talvolta anche massicciamente, riscritti (e pure riposizionati, come vedremo) i balloon, si sono corretti i disegni (magari ci si accorgeva che il disegnatore aveva fatto a un personaggio secondario una camicia a scacchi in una vignetta, e a righe nella successiva) e anche le onomatopee.
In tutto questo, come sempre succede, ci sono lati positivi e negativi. Se è sicuramente giusto correggere alcuni dialoghi per evitare che certe storie di venti o trent'anni prima possano apparire "vecchie" ai nuovi lettori, resta un peccato che vada perduta per sempre l'atmosfera forse un po' vintage, ma certamente affascinante, dell'edizione originale che resta così appannaggio solo dei lettori della prim'ora.
E vediamo dunque alcune delle modifiche che, rispetto alla prima uscita, sono state apportate alla mia prima storia zagoriana nella ristampa di una ventina di anni fa in tuttoZagor e riproposta oggi nello stesso modo nella Collezione Storica a Colori.
Le correzioni iniziano già dal titolo. Come si può vedere nelle immagini pubblicate qui sopra, nella ristampa è scomparsa le parte degli alberi che sconfinava nella vignetta superiore, si è ingrandito il titolo ed è apparso il nome dello sceneggiatore. Le grida e i versi degli animali vengono racchiusi in bande bianche, e cambia anche la maggior parte dei "rumori", riducendone la varietà: spariscono i punti esclamativi e un multifunzionale TUMP va a sostituire i TROK, gli SDUM!, gli SBAM e persino i CIOK CIOK, come il THUD prende il posto degli STOMP, degli SDUM!, degli SPOCK! e dei TONF. Una decisione editorial-redazionale che si può condividere o meno, certo, ma pur sempre una scelta legittima.
Più discutibile quando, nella foga uniformatrice, al posto di un'onomatopea se ne sostituisce una "sbagliata". È il caso del rumore che fa Cico quando, sentendo la sbalorditiva cifra che la truffa di Trampy potrebbe procurare, "sbruffa" fuori il vino che stava bevendo (vedi immagini in basso). Si può anche considerare uno SBRUUF! troppo jacovittesco e direttamente onomatopeico e decidere di conseguenza di sostituirlo con qualcosa di più adeguato. Di sicuro non con un PUAH che non indica certo una "improvvisa e incontenibile emissione di liquidi dalla bocca" come il disegno mostra con evidenza, ma un "senso di disgusto" che non ha niente a che vedere con la situazione rappresentata.
Lasciano perplessi anche le decisioni prese sui balloon. Quando ancora lavoravo per la casa editrice di via Buonarroti qualcuno mi raccontò che un amico aveva convinto Sergio Bonelli che le nuvolette dei dialoghi dovevano sempre essere posizionate vicino alla bocca di chi parlava. Idea, secondo me, piuttosto discutibile. Prima di tutto perché se si considera fondamentale una cosa del genere per realizzare un fumetto "giusto", si afferma di fatto che, per fare un esempio, un Maestro indiscusso del fumetto mondiale come Edgar P. Jacobs (vedi vignetta qui sotto) non sapeva fare il suo lavoro.


E comunque, anche decidendo di applicare questa balzana regola, un conto è farlo sulle nuove storie comunicando la nuova disposizione ai disegnatori che, con la loro esperienza, costruiranno le vignette in modo graficamente equilibrato secondo le nuove indicazioni; ben diverso è metter mano a quelle che sono già state disegnate. Spostando i balloon, infatti, in molti casi questi vanno a coprire zone "importanti" del disegno e lasciano invece scoperte zone "morte". Graficamente, una sgradevole forzatura, come si vede nelle vignette qui sotto. Credo che tutto questo sia un po' figlio del fatto che alla Bonelli i responsabili redazionali sono sempre stati solo ed esclusivamente sceneggiatori, e sia venuto perciò a mancare il "peso" riequilibratore di un parere tecnico sulla grafica che avrebbe evitato certi "errori".
Che si tratti di errori, naturalmente, è solo una mia opinione. I numeri, da decenni, dicono che ha sempre avuto ragione l'editore.












1 commento:

  1. Bell' esordio con una storia sui-generis che vede per la prima volta Zagor contro Cico! L' ho riletta volentieri. Bella anche la catatterizzazione del simpatico trapper e coinvolgente l' alone di mistero che c' è dietro la figura di Cico fuorilegge e l' identità rivelata solo alla fine del suo misterioso complice. Componente questa, molto cara a Nolitta.

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