sabato 5 dicembre 2015

La buona scuola


A fine novembre sono stato invitato a partecipare al Festival "Dante, l'immaginario" che si è svolto a Bari dall'1 al 30 del mese per festeggiare il 750° anniversario della nascita dell'Alighieri.
Ero l'ultimo dei sei scrittori venuti a parlare delle loro opere, ma il più "rappresentato", visto che tra le cento opere librarie dedicate a Dante esposte per l'occasione nelle teche della Sala Mediterraneo del Liceo "Orazio Flacco" ero l'unico ad averne cinque: il romanzo "S'i' fosse morte..." e i quattro volumi a fumetti del Dante pubblicato da Cartoon Club: "Inferno" "Purgatorio", "Paradiso" e "La vita".
Come ho spiegato durante l'incontro, io più che scrittore o fumettista mi sono sempre sentito sostanzialmente un "raccontatore" o, se volete, un "contastorie". I genitori di un mio amico cresciuto in un piccolo paese della campagna senese mi hanno raccontato di quando, in assenza della televisione, i contadini dopo cena si ritrovavano nell'aia, sotto le stelle, o nella stagione fredda davanti a un focolare a raccontare storie. Aneddoti divertenti ed educativi, come quello del lavorante che, in inverno, rubava l'olio ghiacciato mettendosene ogni sera una manciata in tasca e che il fattore, ammoscatosi della furberia, invitò in casa trattenendolo davanti al caminetto finché l'olio si sciolse ungendogli gambe e pantaloni e svelando così il suo furto. O storie di fantasmi e presunti tali che, complice l'atmosfera notturna, ghiacciavano il sangue nelle vene degli ascoltatori. Ecco, io - anche se lavoro nella solitudine del mio studio - mi sento come uno di quei villani che cercavano di strappare una risata, un momento di commozione o un fremito di paura al proprio pubblico e quando ci riesco ho la soddisfazione (posso parlare di felicità?) di aver svolto bene il mio compito nella moderna "aia mediatica". Le pur necessarie etichette professionali, poi, hanno ben poca importanza.


Nel capoluogo pugliese ho avuto la gioia di incontrare la Buona Scuola. Che non è quella posticcia e strumentale promossa e promessa dal nostro attuale Presidente del Consiglio, ma quella vera che si attua ogni giorno nelle nostre scuole grazie all'impegno sincero di insegnanti ancora consapevoli del proprio ruolo sociale. La Buona Scuola che ho conosciuto a Bari è quella fatta quotidianamente da maestri e professori che svolgono con passione, intelligenza, fantasia e apertura mentale il proprio lavoro diffondendo una cultura non mummificata e intesa nel suo senso più ampio, coinvolgendo studenti e studentesse con tutti gli strumenti disponibili, dal cinema al teatro, alla musica, alla pittura, al fumetto, alla letteratura, alle tecnologie digitali e quant'altro.
Con questa filosofia è nato il lungo, originale e articolato Festival dantesco. Grazie all'impegno di insegnanti come Daniele Maria Pegorariideatore e direttore del progetto, e Trifone Gargano, veri deus ex machina dell'operazione che non si sarebbe mai potuta realizzare senza il coinvolgimento, la disponibilità e la passione di un gran numero di altri insegnanti e, soprattutto, studenti e studentesse che hanno risposto con entusiasmo all'invito che veniva dai professori. Senza di loro, nonostante la pur cospicua partecipazione economica e logistica di molti enti e imprese locali, sarebbe stato impossibile mettere in piedi la "gran macchina" del Festival. Soprattutto, senza di loro gli ospiti come me e mia moglie Patrizia non avrebbero potuto sentirsi "abbracciati" dal calore, dalla simpatia e dall'allegria fin dal momento dell'arrivo in città. Approfitto di questo spazio, dunque, per ringraziare tutte e tutti, in primis il fantastico Antonio e la sua adorabile cagnona Dolly.


L'incontro è stato interessante e piacevolissimo e mi ha anche offerto l'occasione di riabbracciare don Tommaso Mastrandrea, direttore de il Giornalino dal 1976 al 1999 (il periodo in cui vi fu pubblicato anche il mio Dante), attualmente tornato nella natìa Bari a dirigere con inalterato entusiasmo la locale struttura paolina.



Lo scambio di idee ed esperienze è piacevolmente proseguito prima durante la visita della "candida" parte antica della città (dove abbiamo truffaldinamente scroccato a una guida turistica tutto-quello-che-si-potrebbe-chiedere su San Nicola) in compagnia del professor Gargano, di sua moglie Caterina e dell'insegnante-violoncellista Mariella, e poi, spostatici nella zona murattiana, a cena al ristorante-pizzeria Fra Bo tra stuzzicanti antipasti locali, risotti gamberi-e-zucchine e pizze al limone (qualcuno vuole la ricetta?). Per non parlare delle olive! Una serata davvero speciale, insomma, che purtroppo la distanza non ci consentirà di ripetere tanto presto. Peccato, perché quando si incontrano persone tanto intelligenti, allegre e piene di passione per il proprio lavoro si vorrebbe non lasciarle più.


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